Una folla di appassionati ha raggiunto Fiera #milano durante la prima giornata di #milanoautoclassica. Tutto esaurito all’asta di RM Sotheby’s, che affianca questa edizione della manifestazione, rendendola ancor più ricca e interessante. #milanoautoclassica resterà aperta fino a domenica e propone l’originale formula che ne ha decretato il successo di pubblico,ovvero un connubio e tra vetture classiche che hanno fatto la storia dell’automobilismo e #auto di nuova produzione.
Macchine da sogno come la nuovissima Lamborghini Centenario, costruita in soli 40 esemplari, la velocissima Aston Martin DB 11 al suo debutto in Italia, la Giulia Veloce reduce dal Salone di Parigi e anch’essa alla sua prima italiana, fanno così bella mostra di sé accanto a pezzi d’epoca in gran parte in vendita e in qualche caso davvero unici (uno per tutti, una Ferrari 250 SWB Competizione Sefac, valore 15 milioni).
La prima giornata della mostra ha anche inaugurato il programma degli incontri ed eventi, che ha visto, tra l’altro, il lancio ufficiale del Programma Lancia Classiche, grazie a cui da dicembre i proprietari delle Lancia storiche potranno usufruire dei servizi di certificazione e restauro delle officine Classiche di FCA #heritage a Mirafiori. Altro appuntamento di oggi, atteso dagli appassionati, la tavola rotonda moderata dal giornalista Pierluigi Bonora, “Auto storiche, centri storici, città storiche: patrimoni da salvaguardare e convivenza possibile”.
Le “classiche” cariche di storia e di fascino restano comunque le regine della scena. Sono il cuore dell’ affollatissima asta di RM Sotheby’s al padiglione 24, un’asta senza precedenti che ha richiamato collezionisti da tutto il mondo con i suoi 800 lotti – #auto, moto biciclette e natanti d’epoca – battuti al miglior prezzo in tre giorni. E non a caso proprio tre eccezionali pezzi storici (Maserati Barchetta 250 S, Ferrari Barchetta 250 Mille Miglia, Ferrari 250 SWB Competizione, per l’occasione tutti e tre rossi) accolgono il visitatore all’ingresso della mostra.
Come dimostra anche #milanoautoclassica, l’interesse per le quattro ruote d’epoca non cessa di crescere e ormai va al di là del mondo dei puri collezionisti. L’acquisto di una di queste #auto è anche – e sempre più spesso – scelta calcolata di investimento. Pochi probabilmente lo sanno, ma i numeri lo dimostrano: le #autoclassiche sembrano davvero uno dei migliori investimenti possibili, anzi il più remunerativo in assoluto. La Knight Frank, società statunitense che si occupa di investimenti globali, stima il loro rendimento su 5 anni nel 111% e quello su 10 nel 469%, a fronte del 17% e 226% rispettivamente per le opere d’arte e del 36% e 254% per l’oro.
A conclusioni analoghe giunge AXA ART, secondo cui la performance dell’investimento in classic car, pari al 106% su tre anni e al 267% su sette, supera di gran lunga quella di ogni altra forma di investimento, dai tradizionali beni rifugio (arte, oro e diamanti) alle azioni.
AXA ART, in collaborazione con ADEMY (Automotive Data Evaluation Market Yield), ha scandagliato dieci anni di transazioni di #auto da collezione avvenute nelle case d’asta, ossia 59.000 compravendite dal 2006 al 2015.
Ne emerge una pressoché costante crescita sia del numero delle transazioni (da 2.972 nel 2006 a 10.148 nel 2015, con un’impennata del 7% tra il 2014 e il 2015) sia del relativo fatturato (da 315 milioni di euro nel 2006 a 1.370 milioni nel 2015, con un + 38% tra il 14 e il 15). L’indagine coglie peraltro solo una parte minoritaria del mercato. Tenendo conto delle transazioni tra privati e delle vendite dei commercianti e restauratori, avverte la stessa AXA ART, la sua dimensione complessiva potrebbe essere di dieci volte superiore al giro d’affari generato dalle aste.
Le transazioni numericamente più numerose riguardano, prevedibilmente, le vetture con valore unitario fino a 100mila dollari. Seguono quelle con valore tra 100mila dollari e 1 milione e quindi le #auto dal valore superiore al milione. In termini di fatturato per categoria la classifica però si inverte e le top car si collocano al primo posto per quota di mercato, grazie agli alti prezzi di aggiudicazione: un esempio storico, anche se forse estremo, è quello della Ferrari 250 GTO Berlinetta del 1962 battuta a New York per oltre 38 milioni di dollari.
Il crescente interesse per le #auto storiche come beni di investimento non è passato inosservato nel mondo della finanza, dove sono nati fondi di investimento specializzati (in qualche caso evoluzione di una passione da collezionista in un’attività finanziaria strutturata) come Rolling Art Fund 1, Ultimate Classic Car Fund, The Classic Car Fund.
Naturalmente la cautela, come sempre, è d’obbligo. E ogni iniziativa deve essere informata e razionale, anche perché data la veloce dinamica dei prezzi verso l’alto il rischio della bolla speculativa non va sottovalutato. Da registrare a questo proposito l’avvertimento lanciato da Bloomberg nel 2015, che mette in guardia dai facili entusiasmi.
Bloomberg riconosce la rivalutazione di alcuni modelli e brand, ma sottolinea che le vetture contese a colpi di milioni sono le migliori e più ricercate, una ristretta selezione del meglio del meglio. Al di fuori di questi picchi ci sarebbe una stabilità o una crescita molto lenta, con molte differenze in base al genere di #auto e modello. Inoltre secondo Bloomberg nell’ultima crisi globale anche icone del mercato come Mercedes pregiate e quotate Ferrari non si sono salvate da significative svalutazioni.
Se proprio dovete investire nelle classiche – conclude Bloomberg – andate sul sicuro: marchi italiani e tedeschi e dove i numeri relativi alla produzione sono più bassi. Ancora meglio focalizzarsi sulle icone degli Anni ’80 e ’90, quelle sui poster della “generazione X” oggi adulta.